Lunedì abbiamo portato Esteban in pediatria per una febbre che proprio non se ne voleva andare. Il reparto di pediatria più vicino è a Moncalieri e vorrei tra l'altro spendere due parole per dire che abbiamo trovato infermiere e dottori molto disponibili e gentili. Io e mio marito non siamo favorevoli alla medicina "convenzionale" e stiamo male tutte le volte che dobbiamo ricorrervi, quindi il complimento è meritatissimo.
Comunque, entriamo in pediatria e varchiamo la soglia della saletta d'attesa: troviamo tanti bimbi malaticci come il nostro e aspettiamo. Esteban è mogio mogio.
Ci chiama l'infermiera e andiamo in ufficio per le prime domande di rito. C'eravamo appena seduti e sentiamo un gran baccano provenire dalla sala vicina. L'infermiera ci informa che è Carnevale.
Io penso: "Beh, sì, lo sappiamo."
Proseguiamo con le domande, ma in quel momento, proprio la follia del Carnevale invade tutti gli spazi: due ragazze vestite con abiti colorati e un ragazzo con un parruccone riccio entrano vocianti e allegri. Hanno un carrello di quelli per la distribuzione dei farmaci, ma sopra ci sono giochi e palloncini.
A quel punto "l'intervista" dell'infermiera diventa surreale.
"Da quanto ha la febbre?" e fra di noi si frappone un palloncino rosso.
"Cosa avete somministrato al bimbo?" e appare una confezione di macchinine. (Esteban ne ha 100, solo in borsa ne avevo 3 in quel momento, ma la macchinina è un richiamo ancestrale).
"Mangia e beve?" e arriva una molla colorata che rimbalza davanti a un Esteban rianimato (o quasi).
"Ha fatto pipì?" e si materializzano delle bolle di sapone.
Usciamo dall'ufficio carichi di regali e la sala è diventata una festa di colori: palloncini ovunque, tutti i bimbi ridono, i genitori pure. Le infermiere schivano danzando gente in maschera.
Mentre siamo seduti ad aspettare che visitino Esteban, ci vengono recapitati altri due pallontini.
Devo dire che andare in ospedale non è mai una bella esperienza e non mi è mai accaduto di ritrovarmi a ridere in un clima di gioia e leggerezza.
Basta così poco per trasformare i luoghi ...
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