giovedì 9 gennaio 2014

L'unione degli inconciliabili

"Dopo tanto cosare nella mia testa" (re Julian in "Madagascar 1"), sono giunta alla scoperta dell'acqua calda.
Da Adamo in poi, l'uomo vive tracciando confini e cercando di definire ciò che incontra: distinguendolo, sezionandolo, nominandolo. 
Nobile iniziativa. La vita si è molto semplificata da quando possiamo dire a chi incontriamo per la strada: "Attento! C'è un elefante che sta procedendo a grandi passi verso di te!" e quello, capendo ciò che diciamo e avendo un'idea dei danni che può fare un elefante sulle costole, si sposta.
Il guaio (ce n'è sempre uno, avete notato?) è che ci siamo illusi che i confini e le definizioni che abbiamo creato siano la realtà e la possano esaurire.
"La mappa non è il territorio" (Alfred Korzybski)
Pensate a quante guerre ci saremmo evitati, se ci fossimo resi conto che il confine per il quale ci stavamo (o ci stiamo) ammazzando era pura illusione.
I confini che inventiamo per semplificare le cose, creano l'interessante fenomeno degli opposti.
Se dico che questa è la luce, definisco la sua assenza "buio".
Se dico che questo è bianco, allora indico con "nero" il suo opposto.
Se dico che sei una persona coraggiosa, suppongo forse che tu non sia pauroso? Sì? No?
Questa è una delle ricadute più controverse nell'uso dei confini e degli opposti.
Più spesso di quanto crediamo, finiamo per pensarci, e per pensare il mondo, con solo uno dei termini che definiscono la coppia di opposti.
Durante la Guerra del Golfo, gli Americani dissero che andavano ad estirpare il Male, decidendo che loro fossero l'incarnazione del Bene. E temo che chi era a favore della guerra lo credesse davvero.
Altra ricaduta: se sto affrontando una paura, un problema, spesso sarò assorbito da un solo lato della questione, dimenticando il suo opposto.
Per esempio: se cerco di affrontare una mia paura, posso cercare di conoscerla, di affrontarla. Ma le paure, si sa, sono pozzi senza fine. Inizi a conoscerle e, a volte, ti perdi. Un aiuto potrebbe venire dal potenziamento del nostro lato coraggioso (il lato opposto). Sicuramente, lui la paura la padroneggia meglio e, inoltre, potrebbe avere qualcosa da dirci sulle paure. Qualcosa che può tornare utile.
Il fatto è che ci illudiamo di essere fatti in un solo modo. Scegliamo una linea che ci definisca e ce ne stiamo trincerati dietro, lanciando sassi a quelli che stanno dall'altra parte.
"Io mi contraddico. Io contengo moltitudini" dicevaWhitman.
Siamo tutto quello che diciamo di essere e siamo anche il contrario di tutto ciò.
Quello che considero uno dei miei maestri amava dire durante le supervisioni "E' tutto vero ... E' tutto falso".

Abbiate cura di voi e ... dei vostri opposti.


1 commento:

  1. "Ci illudiamo di essere fatti in un solo modo" così il più delle volte ci sembra di essere perfino liberi da questi opposti..in realtà ci stiamo muovendo dentro ad una gabbia...

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