giovedì 10 gennaio 2013

Alexander Langer

Mi accingo a scrivere un post difficile, mossa soprattutto da un'emozione e da un ricordo.
La libreria "Trebisonda" di Torino ha presentato ieri sera il libro "Non per il potere" (ed. Chiare Lettere), una raccolta di scritti di Alexander Langer curata da Federico Faloppa.
Non ci sono potuta andare, ma il semplice sentire il nome di Alexander Langer ha riacceso in me il ricordo.
Riassumere qui la vita di Alexander Langer non si può, invito chiunque possa essere incuriosito a cercare informazioni su Internet, c'è anche una Fondazione a lui intestata.
Dirò solo che è stato un giornalista, un traduttore, un insegnante e un uomo politico, anche se non nel modo in cui siamo abituati a vedere gli uomini politici oggi. E' stato impegnato nel movimento Verde in Italia e in Europa, è stato un pacifista e un ambientalista, impegnato nel periodo della guerra in ex-Jugoslavia. Ed è per il suo impegno per la pace che ho conosciuto la sua figura al tempo in cui anch'io, umilmente, mi prodigavo per la pace in ex-Jugoslavia.
Langer nella sua breve vita ha fatto tanto, è stato in molti luoghi e si è consumato per ciò in cui credeva, andandosene troppo presto.
Ha deciso di lasciarci il 3 luglio 1995 con un foglietto indirizzato a parenti e amici che diceva "Non siate tristi, continuate in ciò che era giusto".
Questa frase mi è sempre rimasta impressa, come se anch'io fossi stata investita dalla sua eredità pur non avendolo conosciuto di persona e come me ( e più di me) molti altri lo sono stati.
Continuare in ciò che è giusto, non importa forse definire ciò che è giusto. Continuare in ciò che si crede giusto, ancora e ancora.
In questo periodo in cui la rassegnazione sembra farla da padrona, questa frase suona come un incoraggiamento a non mollare nemmeno di fronte a ciò che sembra ormai perduto.
Nulla è perduto e lo credo davvero, lo sarà quando abbandoneremo ciò che è giusto. Non abbandoniamolo.
Ma è importante anche la prima parte del messaggio, perché nello sconforto non si fa molta strada, quindi:
"Non siate tristi...".


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